Ipertrofia Prostatica Benigna -IPB- TURP. Resezione endoscopica con ansa Gyrus

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TURP resezione endoscopica della prostata con ansa bipolare Gyrus

 

Turp (clicca qui). L’Ipertrofia Prostatica Benigna consiste in un ingrossamento della prostata. Con l’aumentare dell’età la porzione centrale della ghiandola (posta a manicotto intorno al canale urinario) tende a svilupparsi in maniera eccessiva e spropositata. A causa del suddetto ingrossamento il canale urinario (uretra) può essere compresso e schiacciato così come la parte periferica della ghiandola. Dopo diversi anni di sviluppo la IPB può anche raggiungere le dimensioni di una arancia. L’Ipertrofia Prostatica Benigna (il concetto di benignità è esclusivamente istologico) è caratterizzata oltre che dall’aumento della frequenza delle minzioni diurne e notturne (pollachiuria e nicturia), anche da una sensazione di incompleto svuotamento, da minzione intermittente fino ad arrivare alla ritenzione urinaria acuta.ipertrofia 3

ipb2Le cause e gli effetti
Non si conosce con esattezza la causa della IPB. Alcuni ricercatori ritengono che sotto lo stimolo delle minzionicontinue, delle eiaculazioni e delle infiammazioni si verifichino dei microtraumi che liberano dai tessuti prostatici vicino all’uretra una sostanza capace di causare l’accrescimento delle ghiandole vicine. Un ruolo essenziale sembra essere svolto dall’assetto ormonale che si viene a creare con il passare degli anni. La IPB può potenzialmente iniziare a svilupparsi molto presto, già dopo i 30 anni, ma non in tutti i soggetti si sviluppa con la medesima modalità e velocità. I sintomi principali associati all’IPB sono pollachiuria, nicturia, sensazione di incompleto svuotamento, minzione intermittente fino ad arrivare alla ritenzione urinaria acuta. Quest’ultima diventa una vera urgenza urologica che richiede il posizionamento di un catetere vescicale al fine di svuotare la vescica. L’esplorazione rettale, l’ecografia prostatica trans-rettale e l’uroflussimetria sono sicuramente necessarie per un corretto studio della malattia.

Il Trattamento
Esistono cure farmacologiche e terapie di tipo chirurgico:

Le terapie farmacologiche
Il trattamento dell’ipb può essere di tipo farmacologico o chirurgico. Attualmente i farmaci (di prescrizione) disponibili comprendono la finasteride e la dudasteride (es. Proscar, Prostide) che agisce bloccando la trasformazione del testosterone nella sua forma attiva, il DHT (dehydrotestosterone), responsabile dell’ingrossamento della prostata, e la terazosina e l’alfuzosina (alfa bloccanti – es.Teraprost, Xatral), che rilassano i muscoli del collo vescicale, dell’uretra prostatica e della prostata, facilitando il passaggio dell’urina nell’uretra. L’effetto farmacologico compare solo dopo alcune settimane di terapia, ma possono essere necessari diversi mesi prima di ottenere l’effetto massimo. Come tutti i farmaci, anche questi presentano effetti indesiderati che tuttavia scompaiono con la sospensione del trattamento. Per gli alfa-antagonisti sono riportati con una certa frequenza, ipotensione ortostatica, vertigini e astenia. Per ridurre l’incidenza di effetti indesiderati si consiglia di assumere il farmaco la sera, prima di coricarsi, e alzarsi lentamente dal letto, rimanendo seduti per un po’ sul bordo. Per la finasteride gli effetti indesiderati più rilevanti sono l’impotenza e la diminuzione della libido, che tuttavia si presentano in una bassa percentuale di pazienti (1 e 2% rispettivamente). Il farmaco non dovrebbe essere maneggiato da donne in età fertile, in quanto può avere effetti teratogeni sull’embrione maschio.
Accanto a queste sostanze di sintesi chimica, ne esistono alcune, derivate dal mondo vegetale, che sembrano essere efficaci nel controllo dei sintomi dell’IPB. Fra questi, la Serenoa Repens (Saw Palmetto) e il Pygeum Africanum sono i rimedi più documentati; sono in commercio sia come farmaci (es. Permixon, Tadenan).

Interventi chirurgici
Qualora il trattamento medico risulti inefficace è necessario intervenire chirurgicamente con interventi atti a rimuovere l’adenoma prostatico sia con tecniche endoscopiche (resezione trans-uretrale di prostata) sia a cielo aperto (per via trans-vescicale).

Esistono cure chirurgiche di diversi tipi:

L’adenomectomia chirurgica: è l`intervento tradizionale, che si esegue con un accesso addominale sovrapubico ed é riservato alle prostate di grosse dimensioni, >100 gr.

turp2La resezione endoscopica transuretrale o Turp (clicca qui).: anche questo é un intervento chirurgico tradizionale che si esegue senza “taglio” ma con uno strumento speciale introdotto nel canale urinario attraverso il pene. E’ riservato a prostate medio/piccole. Con l’utilizzo dell’ansa bipolare Gyrus si possono resecare grosse prostate evitando l’eccessivo sanguinamento o la sindrome da turp. Al momento è uno dei trattamenti migliori e più sicuri per le prostate fino a 100 gr. Consenso informato TURP.

COMPLICANZE:

Complicanze intraoperatorie

  • Emorragia, talvolta di entità tale da richiedere trasfusioni di sangue, emocomponenti o emoderivati (nell’1% dei casi);
  • Sindrome da riassorbimento del liquido di irrigazione o TUR-syndrome (2% dei casi) con sintomi quali nausea, vomito e ipertensione arteriosa;

Complicanze postoperatorie

  • Ritenzione urinaria (6.5% dei casi), può presentarsi alla rimozione del catetere e richiede il riposizionamento dello stesso per un altro breve periodo
  • Infezione urinaria (15.5% dei casi);
  • Orchiepididimite (1.1% dei casi), infiammazione di uno o entrambi i testicoli;
  • Complicanze generali peri-operatorie che includono broncopolmonite, trombosi venosa profonda, embolia polmonare, osteite del pube, infezione della ferita chirurgica;

Complicanze a distanza

  • Incontinenza urinaria (2.2% dei casi), che può essere dovuta a deficit sfinterico (incontinenza da sforzo) oppure a iperattività della vescica;
  • Sclerosi del collo vescicale (1.7% dei casi);
  • Stenosi dell’uretra (3.1% dei casi);
  • Deficit delle erezioni (10-15% dei casi);
  • IPB recidiva: a causa della possibile ricrescita di tessuto prostatico la probabilità di dover ricorrere ad una revisione della loggia prostatica entro 8 anni dopo questo intervento è pari al 12-15%

Effetti collaterali: Eiaculazione retrograda, presente nel 70 % dei casi è responsabile di sterilità; è correlata all’abbassamento della pressione a livello del collo vescicale e quindi a monte dello sbocco dei dotti eiaculatori determinando una più facile risalita del liquido seminale in vescica.

Follow-Up: La prima visita di controllo, se non presenti complicanze, viene eseguita al momento del ritiro dell’esame istologico, di solito entro trenta giorni. In tale occasione il paziente esibisce recente esame urine, urinocoltura ed eventuale antibiogramma. Il successivo controllo è di norma prescritto dopo 3 mesi con dosaggio PSA ed uroflussimetria con valutazione del residuo vescicale post-minzionale. Dopo questa visita il paziente potrà essere sottoposto al normale controllo periodico annuale durante il quale sarà sempre valutato il PSA e l’ uroflussimetria, esami che permetteranno al medico di valutare la salute della prostata (parte residua) e seguire il paziente nel lungo termine attraverso la periodica valutazione della funzione urinaria.

turpDistruzione della prostata con laser (clicca qui): tipi diversi di laser vengono introdotti per via trans-uretrale per distruggere il tessuto adenomatoso. Alcuni urologi considerano le tecniche laser sostitutive dei metodi precedenti in quasi tutti i casi, altri sono più selettivi. La chirurgia laser presenta vantaggi rispetto alle tecniche tradizionali: meno pericolosa, permette una degenza più breve, ma ha anche alcuni svantaggi: a volte più dolori nel postoperatorio, una convalescenza più lunga ed una tecnica chirurgica che può essere maggiormente complicata.
Recentemente sono state proposte nuove terapie alternative: le diverse forme di termoterapia; esse sono tutte ambulatoriali e minimamente fastidiose per il paziente. Non tutte sono però parimenti efficaci. Ciò nonostante, almeno per alcune di esse, l’assenza di complicanze significative e la minor invasività le rendono una strada alternativa interessante.
Come nel caso delle prostatiti, anche l’Ipertrofia Prostatica Benigna può ricomparire a seguito di un primo trattamento. Per ognuna delle tecniche sopra elencate, infatti, esiste la possibilità che si renda necessario un nuovo intervento per rimuovere tessuto adenomatoso residuo o ricresciuto.

Cosa fare
In presenza di questi sintomi, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico, che, a sua volta, potrà indirizzare ad una visita urologica, per accertare la reale presenza di una ipertrofia prostatica e non altre patologie (ad es. calcoli della vescica, prostatite, tumore).
Il primo controllo è solitamente l’esplorazione della ghiandola attraverso il canale rettale. Se il medico lo ritiene necessario può richiedere anche esami strumentali (ad esempio l’ecografia) o di laboratorio (ad esempio l’esame delle urine), per verificare la funzionalità renale o la presenza di infezioni o per la determinazione del PSA (antigene prostatico specifico). In base ai risultati di questi controlli, l’ipb potrà essere classificata in ipertrofia lieve, moderata o severa. A seconda della gravità dei sintomi e della presenza o meno di complicanze, il medico potrà optare per scelte terapeutiche diverse.

Interventi non farmacologici
Spesso, adottando alcuni cambiamenti nello stile di vita, è possibile tenere sotto controllo i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna:
• Limitare l’assunzione di liquidi alla sera, per ridurre il bisogno di alzarsi la notte per urinare.
• Cercare di svuotare completamente la vescica ogni volta che si va in bagno, ad esempio urinare stando seduti
• Evitare le bevande alcoliche che possono provocare congestione della prostata
• Svolgere attività fisica (l’inattività provoca ritenzione urinaria).

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