Prolassi

prolasso uterino

prolasso uterino

Tre donne italiane su dieci sopra i 50 anni  soffrono di prolasso genitale, una patologia che compromette seriamente la loro qualità di vita. Tra i maggiori responsabili del prolasso genitale è il trauma che segue già al primo parto. Si stima che circa il 50 per cento delle donne che partoriscono riportano un danno nei supporti pelvici. Il prolasso genitale è una condizione invalidante che consiste nella discesa verso il basso e talvolta fuori dall’introito vaginale di una o più strutture pelviche. Infatti può interessare la vescica (cistocele), il retto (rettocele), l’utero in combinazioni e livelli di gravità differenti.

Spesso l’opzione chirurgica è inevitabile ed è la migliore risorsa per risolvere il problema.
L’incidenza del prolasso genitale è molto elevata, ma solo il 30 per cento delle donne che ne soffrono si rivolge allo specialista. La malattia viene vissuta dalle donne il più delle volte con rassegnazione perché l’imbarazzo e la vergogna le impediscono di affrontare l’argomento. Ma questo disturbo, se curato in modo adeguato, può essere risolto. “Il trattamento del prolasso genitale è prevalentemente chirurgico. L’intervento prevede il rinforzo delle fasce presenti tra vescica e vagina anteriormente e vagina e retto posteriormente.

Le tecniche chirurgiche fino a oggi adottate si basano principalmente sulla ricostruzione del pavimento pelvico usando le strutture fasciali preesistenti; questo tipo di approccio è effettuato prevalentemente per via vaginale ed è associato spesso all’isterectomia. Ma proprio l’utilizzo di queste strutture ‘native’ spesso deboli può esporre la paziente a rischio di recidiva, che secondo le diverse casistiche presenti in letteratura può oscillare tra il 5 e il 30  per cento delle pazienti operate a seconda dell’organo interessato (vescica, utero, retto). È per questo motivo e anche per rendere l’intervento più semplice e meno traumatico che si è pensato all’utilizzo di materiali protesici (reti) che possano garantire una lunga tenuta e non richiedano la contestuale asportazione dell’utero. I risultati però sono ancora preliminari e le maggiori perplessità su questo tipo di chirurgia sono legate ai rischi di erosioni e rigetto.

Oggi, è possibile personalizzare la cura del prolasso, valutando l’importanza soggettiva dei sintomi e la presenza e la tipizzazione dei disturbi associati. Esistono, infatti, diverse tecniche chirurgiche pertanto l’isterectomia fortunatamente non è più l’unica soluzione. L’asportazione dell’utero comporta, infatti, notevoli conseguenze come una menopausa “immediata” con tutti i sintomi collegati: aumento di peso, insonnia, stanchezza, mal di testa, irritabilità, ansia, palpitazioni, vampate, rapporti sessuali difficili o dolorosi, ma soprattutto problemi psicologici e relazionali legati all’importanza di un organo collegato alla maternità e all’identità femminile. Fino a oggi il più delle volte si attuava la rimozione del viscere uterino per via vaginale (colpoisterectomia) e la ricostruzione dei piani fasciali, garantendo un supporto alla vescica e al retto. Nell’approccio transvaginale i dati della letteratura riportano tassi di successo simili per gli interventi di chirurgia vaginale quali: la sospensione alta ai legamenti  uterosacrali, la sospensione al legamento sacrospinoso, alla fascia degli ileococcigei  e la culdoplastica di Mac Call. L’orientamento terapeutico si sta spostando da una chirurgia di ricostruzione a una chirurgia di sostituzione mediante l’utilizzo di protesi (reti) sintetiche e biologiche al fine di garantire risultati più soddisfacenti e duraturi.

Il maggior responsabile tra le cause del prolasso è il trauma che segue già al primo parto. Circa il 50 per cento delle donne che partoriscono riportano un danno nei supporti pelvici. Ecco perché è molto importante che l’ostetrica insegni esercizi di riabilitazione perineali da praticare durante i mesi della gravidanza, quando l’utero gravido esercita una forte pressione sul pavimento pelvico. Questi esercizi di rafforzamento si dimostreranno utili anche per sopportare meglio lo sforzo espulsivo del parto naturale. Quindi molta attenzione deve essere posta dalla donna al momento della gravidanza, del parto e del post-partum. Dopo ogni parto la puerpera dovrebbe essere sensibilizzata a segnalare eventuali episodi di incontinenza urinaria e dovrebbe essere incoraggiata a effettuare una ginnastica perineale per tonificare il pavimento pelvico.

E’ fondamentale lo studio uro dinamico pre intervento per diagnosticare una urge incontinence o stress incontinence associata a prolasso, in questo caso il tipo di intervento può cambiare. Infatti alla colposacropessi laparoscopica  (vedi video nella sezione laparoscopia) può essere associata o meno al posizionamento di T.O.T..

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